Consigli del Farmacista

Oggi parliamo di: Curcuma

Negli ultimi anni come dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche si è registrato un incremento esponenziale dell’utilizzo di curcuma.
La curcuma è un ingrediente della miscela di spezie, in particolare della polvere di curry ed è utilizzata come colorante alimentare (E100).
Esistono diverse varietà di curcuma, alcune solo ad uso ornamentale e due utilizzate appunto a scopo alimentare che sono la curcuma xanthorriza e la curcuma longa.
La prima meno pregiata rispetto alla seconda è diffusa soprattutto in Malesia, Indonesia, Thailandia e Filippine.
Viene utilizzata in genere come insaporitore dei cibi oppure per la preparazione di bevande.
La curcuma longa, invece, è quella più rilevante per noi perchè è la varietà che viene utilizzata per la produzione degli integratori alimentari.
In particolare è una pianta della famiglia dello zenzero, originarie dell’india e sud-est asiatico di cui si utilizza la radice (rizoma radicale).
La curcuma è comunemente disponibile come polvere secca e la sua attività farmacologica è dovuta ai suoi componenti attivi, i curcuminoidi.
Questi sono costituiti per il 50-60% da curcumina e per la restante percentuale da demetossi-curcumina e bis-demetossi-curcumina.
L’utilizzo della curcuma è esploso perchè ha dimostrato un’importante azione chemiopreventiva dovuta all’azione antinfiammatoria, antiossidante e antiangiogenetica.
Tutto ciò ne ha permesso l’impiego nel trattamento di disturbi cronici come l’artrite reumatoide, psoriasi, osteoartriti e in disturbi infiammatori agli occhi, intestino o infiammazioni post-operatorie.
A tal proposito ricordiamo che la dose consigliata giornalmente di curcuma in polvere è di circa 1,5-3 grammi.
L’uso nei bambini e negli adolescenti sotto i 18 anni non è raccomandato.
Per quanto riguarda la durata di utilizzo, è bene contattare il medico se i sintomi infiammatori persistono oltre le 2 settimane.
Ci teniamo a precisare che gli integratori a base di curcuma non devono sostituire l’utilizzo dei farmaci specifici per una determinata patologia, soprattutto se cronica.
Al contrario è possibile concordarne l’utilizzo proprio con il medico curante o chiedere ulteriori informazioni al proprio farmacista di fiducia.
Nonostante i suoi effetti farmacologici promettenti e il buon profilo di sicurezza, la curcumina ha una scarsa biodisponibilità, ridotta solubilità in soluzione acquosa, alto metabolismo epatico ed intestinale, rapida eliminazione sistemica.
Per ovviare a queste problematiche e migliorare l’assorbimento, si stanno mettendo a punto diverse tecnologie come l’utilizzo di fitosomi, ciclodestrine e micelle.
Queste sono strutture che permettono di veicolare i principi attivi migliorandone la biodisponibilità.
Per ora il metodo più diffuso prevede l’associazione della curcuma alla paperina, un’importante composto bioattivo del pepe nero, che inibisce gli enzimi di metabolizzazione e la pompa di efflusso (glicoproteina P) migliorando l’assorbimento di curcumina.
Condividi: