Consigli del Farmacista

Oggi parliamo di: Secchezza oculare

Sentiamo parlare spesso di secchezza oculare, un problema molto diffuso che però in alcuni casi viene confuso con altri disturbi oculari come ad esempio congiuntiviti o allergie.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
L’occhio è un organo dalla forma sferoidale, situato nella cavità orbitaria, protetto dalle palpebre e da altri annessi oculari.
La sua funzione è quella di captare le radiazioni luminose provenienti dal mondo esterno e di trasformarle in impulsi nervosi.
Il bulbo oculare presenta delle specifiche strutture che hanno la funzione di proteggere l’occhio da aggressioni esterne e di prevenire la penetrazione di sostanze dannose in profondità.
Queste strutture rappresentano il sistema di difesa dell’occhio e sono rappresentate dagli epiteli della cornea e della congiuntiva.
La cornea è un tessuto trasparente che riveste la superficie anteriore dell’occhio, è priva di vasi sanguigni, consente l’entrata dei raggi luminosi nell’occhio e li fa convergere sulla retina attraverso il cristallino.
La congiuntiva è la sottile membrana mucosa che ricopre la superficie interna delle palpebre e la superficie anteriore del bulbo oculare.
La sua principale funzione consiste nel proteggere l’occhio da corpi estranei e infezioni, contribuisce a trattenere il film lacrimale, facilitando lo scorrimento delle due superfici congiuntivali opposte.
L’apparato lacrimale rappresenta il primo sistema di difesa della superficie oculare contro le aggressioni chimiche, meccaniche, batteriche e virali; in particolare il fil lacrimale è una pellicola fluida e trasparente le cui principali funzioni sono quelle visive, protettive (da radiazioni UV e infrarosse, da vapori e liquidi tossici o allergizzanti che possono entrare in contatto con l’occhio), detergente, antimicrobica, nutritiva e lubrificante.
Quello che rende possibile tutto questo è proprio la composizione del film lacrimale, composto da uno strato lipidico che previene la fuoriuscita delle lacrime dalle palpebre, ritarda l’evaporazione dello strato acquoso e protegge l’ambiente oculare da contaminazioni esterne e dai grassi della pelle.
Lo strato acquoso è appunto costituito per il 98% da acqua ed ha funzione lubrificante e di difesa immunitaria.
Infine lo strato mucoso ha funzione antibatterica, lubrificante e umettante.
La secchezza oculare si manifesta con sensazione di bruciore, presenza di corpi estranei come “sabbia”, fotofobia, necessità di chiudere gli occhi per avere sollievo, insorgenza di fastidio per esposizione anche per breve tempo ad agenti irritanti come l’aria condizionata o il vento atmosferico.
Spesso a questi fastidi si associa anche la blefarite, un’infiammazione delle palpebre.
Sono numerosi e vari i fattori che predispongono a questo tipo di disturbo; tra i più comuni fattori di rischio troviamo il sesso femminile, l’età avanzata, il trapianto di midollo osseo, l’uso di alcune classi di farmaci sistemici e oculari come antistaminici, isotretinoina (farmaco per il trattamento dell’acne), antidepressivi, ansiolitici, beta-bloccanti, diuretici, terapie ormonali estrogeniche in post-menopausa e radioterapia.
L’occhio secco è correlato anche ad alcune patologie come quelle autoimmuni: morbo di Parkinson, diabete mellito, HIV e malattie del tessuto connettivo.
Altro elemento importante è la dieta: il deficit di vit. A o una dieta povera in omega 3 possono predisporre a questo tipo di disturbo.
Altri importanti fattori di rischio per lo sviluppo dell’occhio secco sono correlati agli ambienti esterni e professionali a causa di bassa umidità per l’aria condizionata o i frequenti viaggi in aereo o del lavoro davanti ai videoterminali.
I trattamenti farmacologici consistono nella semplice lubrificazione e idratazione oculare attraverso l’uso di lacrime artificiali oppure con l’utilizzo di farmaci che inibiscono i fattori infiammatori che riducono la capacità di produrre lacrime.
In ogni caso lo scopo è quello di migliorare il confort oculare del paziente e di conseguenza la sua qualità di vita, dato che i sintomi possono essere solo raramente eliminati.
Il termine “lacrima artificiale” è poco appropriato per definire la maggior parte di prodotti che si identificano come tali, perchè la loro composizione non è simile a quella della lacrima umana.
La maggior parte di questi prodotti agisce da lubrificante.
Un aiuto importante nel trattamento dell’occhio secco è stato dato dall’eliminazione dei conservanti dai colliri identificati come lacrime artificiali così che possano essere utilizzati più frequentemente senza doversi preoccupare degli effetti avversi di tali sostanze.
In alternativa, per chi preferisse i flaconi in multidose rispetto ai monodose, sono state messe a punto formulazioni con conservanti in grado di dissolversi a contatto con il film lacrimale.
L’assenza di conservanti è cruciale soprattutto per chi utilizza colliri per trattare patologie come il glaucoma, i cui conservanti appunto possono peggiorare o addirittura scatenare la secchezza oculare.
L’azione lubrificante dei sostituti lacrimali avviene grazie a diversi meccanismi quali l’aumento dello spessore del film lacrimale, la protezione contro l’essiccazione, la promozione della ritenzione lacrimale sulla superficie oculare e il mantenimento dello spessore cornale fisiologico.
Tra gli agenti responsabili di tali effetti, il più utilizzato è sicuramente l’acido ialuronico.
La sua efficacia è dimostrata in pazienti con diversi gradi di severità di occhio secco ed in entrambe le sue forme: a catena corta e a catena lunga.
L’ultima generazione di acido ialuronico è la forma cross-linkata che mantiene tutte le caratteristiche dell’acido ialuronico basico ma al contempo risulta più stabile ai movimenti di occhio e palpebre, garantendo così un confort prolungato nel tempo.
Infine nel trattamento della secchezza oculare sono utilizzati gel e pomate contenenti lipidi, tra cui trigliceridi e olii minerali.
Anche il questo caso l’efficacia è dimostrata sia quando la secchezza oculare è data dall’aumentata evaporazione, sia da una diminuita produzione di lacrime.
In ogni caso diminuendo la perdita della componente acquosa, si blocca la conseguente induzione dell’infiammazione.
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