Nelle ultime settimane uno degli argomenti di maggior interesse è sicuramente stato quello riguardante i vaccini per prevenire la malattia da coronavirus.
Molti sono i dubbi sollevati e per questo vi aiutiamo a fare un po’ di chiarezza grazie alle notizie riportate da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ed EMA (Agenzia Europea per i Medicinali).
Il primo vaccino approvato dalle succitate autorità regolatorie è il vaccino COMIRNATY di Pfizer.
É definito vaccino a m-RNA, ovvero contiene una molecola denominata RNA-messaggero, utile a produrre una proteina presente sul virus, la proteina spike.
Questa proteina in caso di infezione permette l’ingresso del virus nelle cellule; nel vaccino invece serve a stimolare la produzione di anticorpi specifici da parte del sistema immunitario.
In questo modo, in caso di contatto con il virus, gli anticorpi prodotti impediranno l’entrata nelle nostre cellule attraverso il blocco delle proteine spike.
Il vaccino di Pfizer è studiato per soggetti di età pari o superiore a 16 anni ed è somministrato in due dosi distanziate di almeno 21 giorni l’una dall’altra.
L’efficacia si raggiunge 7 giorni dopo la seconda dose.
Oltre all’m-RNA virale questo vaccino contiene lipidi sintetici (colesterolo) che servono a veicolare il vaccino stesso e necessitano di temperature di conservazione molto basse; sali quali fosfato disodico diidrato, potassio di idrogeno fosfato, cloruro di potassio e cloruro di sodio servono a mantenere un pH equilibrato e quindi a proteggere l’m-RNA e i lipidi favorendone l’assorbimento; infine saccarosio, uno zucchero utile a proteggere il vaccino alle basse temperature di conservazione.
Il secondo vaccino in ordine di tempo, autorizzato in Italia da AIFA è il MODERNA m-RNA-1273.
Come di evince dal nome, anche questo è un vaccino formulato con RNA messaggero e condivide quindi il meccanismo d’azione con il vaccino di Pfizer.
Anche la composizione è simile, si differenzia per gli studi di efficacia.
Il vaccino Moderna infatti si somministra dai 18 anni di età e le due dosi devono essere fornite a 28 giorni di distanza tra loro, raggiungendo la piena efficacia 14 giorni dopo la seconda somministrazione.
Altri vaccini sono i fase di sperimentazione e altri ancora attendono la convalida da parte delle autorità regolatorie.
Vi aiuteremo di volta in volta a capirne le differenze.
Nel frattempo vi spieghiamo come hanno fatto i ricercatori a produrre in tempi cosi brevi il vaccino, argomento questo che ha generato grande diffidenza tra la popolazione.
Innanzitutto il patogeno è stato subito identificato ed isolato.
La sua sequenza genica è stata prontamente resa pubblica così che i ricercatori hanno potuto iniziare a lavorare sullo sviluppo del vaccino.
Normalmente ottenere i fondi necessari per tale operazione richiede fino a 3 anni ma in questo caso i finanziatori, tra cui gli stessi stati, hanno messo subito a disposizione ingenti cifre per superare al più presto lo stato pandemico dati gli elevati costi sanitari ed economici che ha comportato/comporterà.
In aggiunta, i ricercatori avevano già a disposizione i metodi di sviluppo dei vaccini grazie agli studi condotti in precedenza per SARS e MERS (due malattie respiratorie causate da coronavirus emerse rispettivamente per la prima volta nel 2002 e nel 2012), risparmiando in questo modo un arco di tempo che normalmente varia tra i 2 e i 5 anni.
Tantissimi volontari si sono proposti per la sperimentazione a cui si sono dedicati numerosi centri ospedalieri e universitari.
Sia i ricercatori che le autorità regolatorie hanno dato allo studio dei vaccini per prevenire il covid-19 la priorità rispetto a tutti gli altri studi, proprio allo scopo di accelerare i tempi.
Un altro elemento che ha permesso alla ricerca di procedere speditamente è stato proprio la seconda ondata di contagi.
Per capire se un vaccino è efficace, infatti, è necessario che si verifichino dei contagi nel gruppo di persone cui è stato somministrato il placebo.
In questo caso i trials farmacologici hanno ottenuto più velocemente i risultati.
In ultima analisi, è bene sapere che sono state assolutamente rispettate le 3 fasi degli studi clinici obbligatori per tutti i nuovi farmaci e che vengono strettamente monitorate da FDA (Food and Drug Administration) ed EMA.
Possiamo stare tranquilli quindi che i tempi brevi di sviluppo di questi vaccini non si traducono in minore efficacia o superficialità nella sperimentazione, anzi, la tutela della salute rimane sempre lo scopo primario.